L’Italia del cemento e il verde d’Europa

Publié le par La Redazione del blog

 
Un numero infinito di abusi edilizi, talvolta sanati, ma che per la maggior parte persistono sul territorio a causa delle lungaggini burocratiche con cui vengono esaminate le pratiche. A tutto questo caos si aggiungono i nuovi piani casa.

La Lombardia è ormai una tomba di cemento: e Lissone ne è un esempio.

   


Dal nuovo dossier intitolato "2009, l'anno del Cemento", curato dal Wwf in collaborazione con un gruppo di ricercatori della Facoltà di Ingegneria Ambiente e Territorio e Scienze Ambientali dell'Università dell'Aquila relativamente all’aumento impressionate della cementificazione del nostro paese, vale a dire consumo di territorio, emergono alcuni dati preoccupanti e cioè che dal 1956 al 2001 la superficie urbanizzata del nostro paese è aumentata del 500%. 

In Italia negli ultimi quindici anni il consumo di territorio si attestato ad un ritmo di circa 244mila ettari all’anno. L’Istituto Centrale di Statistica rileva che dal 1990 al 2005 abbiamo consumato 3 milioni e 663 mila ettari di superficie libera, cioè un'area più grande del Lazio e dell’Abruzzo messi assieme.

Se si scende un po’ più nel dettaglio si rileva che vi sono 2 milioni di ettari (grande come tutto il Veneto) di terreno agricolo fertile che oggi è stato coperto da capannoni, case, strade. L’Italia ha il primato di  primo produttore e consumatore di cemento in Europa con 46 milioni di tonnellate l'anno. Al mondo è il secondo consumatore, il primo è la Cina. Che dire dell’impatto delle cave legali e abusive, l’inquinamento dei cementifici. Si aggiunga che secondo l’Istat la nostra rete stradale si estende per 200mila km.

 

Ogni anno nel nostro Paese le superfici agricole si riducono di 190 chilometri quadrati e le zone rurali che non vengono invase dal dilagare delle aree urbane restano abbandonate al degrado. Questo il desolante quadro che emerge dal Rapporto della Società Geografica italiana sulle condizione del paesaggio del nostro Paese, secondo il quale, prosegue inarrestabile l'avanzata del cemento senza che nessuno sia in grado di controllarla. Dal 1950 a oggi in Europa le città hanno subito una crescita del 78% contro un aumento della popolazione che raggiunge a malapena il 33%. Si rileva inoltre che la crescita dell’edilizia è indirizzata quasi esclusivamente verso quella privata (+21%),  che fa da contraltare al crollo dell’edilizia pubblica e sociale. Niente case per le nuove coppie, per i poveri o per chi richiede un alloggio in cui vivere, ma alloggi per ricavarne profitto e in esubero rispetto alle reali esigenze abitative. I dati inoltre mostrano che su 28 milioni di case, più del 20% (ben 6 milioni) sono seconde e terze case.

 

La tendenza odierna è di allontanarsi dai centri urbani, sempre più brutti, caotici e poco salutari, per riparare in periferia/campagna, cui ne consegue la costruzione di villette che consumano terreno, in quanto si privilegia la costruzione in orizzontale anziché in verticale.  Per non parlare dell'edilizia per le attività produttive, contraddistinta da un’infinita schiera di capannoni prefabbricati che si snodano ininterrotti lungo molte nostre strade.

Sparisce la campagna, insieme ai contadini, si perdono spesso i terreni più fertili in pianura e in prima collina. Gli appezzamenti che resistono sembra che stiano lì, in attesa che qualcuno ci speculi, perché non c'è bisogno di nuove case, l'edilizia è soltanto un'opportunità di investimento per chi già possiede bei capitali.

 

Il prof. Romano, che ha collaborato agli studi a cui si accennava,  ha provato a cercare luoghi dai quali le costruzioni più vicine distassero almeno 5 km, in grado quindi di produrre un cerchio con un diametro di 10 km senza niente all’interno. Dalla ricerca è emerso che solo il 14% del nostro territorio può dirsi “isolato”.

Lo studio del WWF identifica le zone costiere quelle maggiormente soggette ad urbanizzazione selvaggia, cresciuta del 30% più velocemente rispetto a quella dell’entroterra. Si riscontra inoltre un numero infinito di abusi edilizi, talvolta sanati, ma che per la maggior parte persistono sul territorio a causa delle lungaggini burocratiche con cui vengono esaminate le pratiche. A tutto questo caos si aggiungono i nuovi piani casa.

Gli enti locali vedono nell'edificabilità dei terreni agricoli e dei suoli liberi una via per fare quadrare i propri bilanci. Il problema infatti è più che mai politico, oltre che etico e culturale.

 

Non abbiamo politiche di territorio. Perché non riutilizzare aree già consumate e dimesse piuttosto che invadere nuovi campi, nuovo suolo, nuova agricoltura.

 

La Lombardia, oltre che desertificata in parte, è ormai una tomba di cemento. Le imprese agricole della regione dichiarano che sono ormai circondate dal cemento. Legambiente segnala che le nostre coste sono sommerse dal cemento e dalle fogne.

 

Ma come dice la nota presentatrice di REPORT, Milena Gabanelli, passiamo alle “good news”. Si è appena conclusa con la premiazione di Stoccolma per il 2010 e Amburgo per il 2011 il premio “Capitale Verde d’Europa”, organizzata dalla Commissione Europea. Alla competizione hanno partecipato città con più di 200.000 abitanti che sono: Bristol (G.B.), Cluj-Napoca (Romania), Copenhagen (Danimarca), Dublino (Irlanda), Espoo Helsinki e Tampere (Finlandia), Friburgo, Amburgo, Hannover, Monaco di Baviera, Münster, Magdeburgo e Brema (Germania), Kaunas e Vilnius (Lituania), Lisbona (Portogallo), Lódz e Torun (Polonia), Malmø e Stoccolma (Svezia), Murcia, Sabadell, Valencia, Vitoria-Gasteiz, Zaragoza e Pamplona (Spagna), Oslo, Praga, Riga (Lettonia), Rotterdam, Vienna, Montpellier e Bordeaux (Francia). L’Italia non c’è.

 

Tutto nasce nel gennaio 2006 con la “Strategia tematica per l’ambiente urbano” redatta dalla Commissione per uno approccio integrato dello sviluppo urbano. Da qui 15 città europee, da Helsinki a Madrid, passando per Vienna, Tallin e Glasgow, si attivano. Oggi il numero è già salito a 40 città di cui ben 21 sono capitali di stati dell’Unione Europea. Poichè quattro cittadini europei su cinque vivono in un’area urbana è molto importante se le stesse città si impegnano per rendere i loro spazi ecologicamente sostenibili, umanamente vivibili e qualitativamente soddisfacenti.

 

Se alla strategia di cui sopra aggiungiamo la sempre attuale “Strategia per uno sviluppo sostenibile”, baluardo dell’UE, ecco che si delineano gli obiettivi di questo premio. Questo riconoscimento mira infatti a premiare le città che raggiungono alti standard di protezione  e qualità dell’ambiente, incentivare le città ad osare per raggiungere obiettivi di miglioramento e sviluppo sostenibile nel lungo periodo e diffondere, ma soprattutto promuovere, modelli per altre città sulla base della migliore pratica ed esperienza già realizzate. Senza contare peraltro che questo genera un maggiore afflusso di turismo, si percepiscono fondi europei.

 

Dieci i parametri al vaglio della Commissione. Dieci tra i massimi esperti europei, tra cui l’italiana Maria Berrini, hanno analizzato, studiato e votato la migliore soluzione per ognuna delle città candidate. Unico prerequisito: popolazione superiore ai 200.000 abitanti.

Questi i parametri: si va dal contributo locale per la lotta al cambiamento climatico a trasporto e mobilità, dall’accesso a spazi verdi pubblici all’inquinamento acustico, dalla qualità dell’aria allo smaltimento dei rifiuti. Per non parlare dell’impiego dell’acqua e della lotta agli sprechi, il tutto accompagnato dalla gestione sostenibile del territorio. In poche parole: come avere un mondo migliore partendo dal quotidiano.

 

Perchè Stoccolma ha vinto?  Nella capitale svedese il 95% della popolazione vive a meno di 300 metri da un’area verde, chiaramente pubblica ed accessibile. Ha in programma di azzerare il ricorso alle fonti fossili per il suo sostentamento entro il 2050. Ha un innovativo sistema di smaltimento dei rifiuti che viaggia su impianti pneumatici sotterranei. Grazie all’incremento dell’utilizzo del trasporto pubblico vanta una riduzione del 25% delle emissioni pro capite di anidride carbonica avendo reso possibile una diminuzione dell’uso dell’automobile da parte dei suoi cittadini.

 

Si potrebbe obiettare che Stoccolma è una città con “solo” 800.000 abitanti. Ma qui la sorpresa, perchè Green Capital per il 2011 è Amburgo con 1.8000.000 abitanti. Il sistema di trasporti di Amburgo è efficientissimo. La totalità dei cittadini ha accesso alla rete di trasporto pubblico in un raggio di 300 metri da casa propria.

Il fattore interessante è che per raggiungere simili obiettivi non hanno impiegato costosissimi impianti o speso cifre stratosferiche, nè realizzato progetti titanici. Solo interventi mirati: parametri di costo-efficacia per misure sul risparmio energetico negli edifici pubblici, programmi di sostituzione dei sistemi di illuminazione, interessando frigoriferi e caldaie.

 

Ma quasi come ogni buona notizia c’è anche quella cattiva. Come già segnalato l’Italia non solo non è presente fra le otto finaliste, ma nessuna città del nostro Paese vi ha partecipato.

 

da www.leccoprovincia.it

a cura di Giuseppe Mazzoleni

9 agosto 2009

Publié dans ecologia

Pour être informé des derniers articles, inscrivez vous :
Commenter cet article