Perché Obama è la mia speranza

Come accadde negli anni Sessanta, oggi è il momento che sia una nuova generazione di giovani a prendere in mano le redini del paese e a dare una sferzata alla vecchia politica

Ted Kennedy su la Repubblica

 

IO AVVERTO un cambiamento nell´aria. Tutte le volte che nel corso dell´anno appena trascorso mi è stato chiesto a chi avrei dato il mio appoggio alle primarie dei Democratici, la mia risposta è stata sempre la stessa: «Darò il mio appoggio al candidato che mi ispira, che ispira tutti noi, che può risollevare la nostra visione, fare appello alle nostre speranze, rinnovare la nostra fede in un principio: i giorni migliori del nostro Paese devono ancora arrivare». Adesso ho trovato quel candidato. Io credo che esista un candidato con doti straordinarie di leadership e carattere, che sono all´altezza delle straordinarie richieste di questo preciso momento storico.

Egli comprende quella che Martin Luther King Jr definì la "fiera urgenza del momento". Sarà un presidente che rifiuterà di lasciarsi intrappolare nei modelli del passato. È un leader che vede la situazione mondiale con chiarezza, senza cinismo. È un combattente, che si appassiona alla causa nella quale crede, senza demonizzare quanti hanno un´opinione diversa.

 

Conosciamo la storia di Barack Obama. Conosciamo il coraggio di cui ha dato prova quando così tanti sono rimasti in silenzio o si sono limitati a adeguarsi. Sin dall´inizio egli si è opposto alla guerra in Iraq. Non permettete a nessuno di mettere in dubbio questa verità.

Adesso, con Barack Obama, abbiamo un leader nazionale che ha dato all´America un tipo completamente nuovo di campagna, una campagna che non riguarda lui soltanto, ma tutti noi. Una campagna che riguarda il Paese che diventeremo, se riusciremo a sollevarci dalla vecchia politica che ci tiene divisi in gruppi distinti e che ci contrappone gli uni agli altri.

Ricordo molto bene un´epoca come questa. Erano gli anni Sessanta e io arrivai in Senato all´età di 30 anni. Avevamo un presidente che sapeva ispirare la nazione, specialmente i giovani, a cercare una nuova frontiera. Quei giovani da lui ispirati marciavano, organizzavano sit-in, protestavano contro la guerra del Vietnam e servivano con onore in quella guerra pur essendo loro contrari. Si resero conto che quando chiesero che cosa avrebbero potuto fare per il loro Paese, potevano cambiare il mondo.

 

Furono i giovani a lanciare il primo Giorno della Terra, e a lanciare un primo forte avvertimento per proteggere l´ambiente. Furono i giovani a farsi promotori della causa dei diritti civili e dell´eguaglianza per le donne. Furono i giovani a unirsi ai Corpi di Pace e a mostrare al mondo il volto americano della speranza. Durante le celebrazioni per il quinto anniversario dei Corpi di Pace ricordo di aver chiesto a uno di quei giovani perché si fossero tutti presentati volontari e non dimenticherò mai la sua risposta: «Questa è stata la prima volta in cui qualcuno ci ha chiesto di fare qualcosa per il nostro Paese».

Oggi siamo qui e si ripresenta quella stessa situazione. Io oggi avverto quello stesso senso di aspirazione, quella stessa frenesia di procedere, di andare oltre, di portare oltre l´America. Lo avverto non soltanto nei giovani, ma in tutto il nostro popolo. E in Barack Obama avverto non soltanto il coraggio, ma anche la possibilità di speranza per l´America.

 

Con Barack Obama chiuderemo una volta per tutte il capitolo della vecchia politica degli scontri di razza contro razza, di genere contro genere, di gruppo etnico contro gruppo etnico, di "normali" contro gay. Con Barack Obama chiuderemo la porta una volta per tutte alla vecchia economia che ha annientato i poveri e lasciato la middle classe più povera e meno sicura. Egli offre una strategia di benessere, così che l´America possa ancora una volta essere prima nel mondo per i migliori standard di qualità della vita. Con Barack Obama noi spezzeremo la vecchia impasse e finalmente faremo dell´assistenza sanitaria in America quello che dovrebbe davvero essere, un diritto fondamentale di tutti, non soltanto un costoso privilegio di pochi. Faremo degli Stati Uniti il leader incontrastato e non il grande intralcio nella lotta contro il riscaldamento globale. Infine, con Barack Obama, porremo fine alla guerra in Iraq, una guerra contro la quale egli si è sempre schierato, che è costata la vita di migliaia di nostri figli e nostre figlie, una guerra che l´America non avrebbe mai dovuto combattere.

 

È già esistito un altro periodo nel quale un giovane politico si è candidato alla presidenza sfidando l´America a valicare una Nuova frontiera.

 

E così è oggi per Barack Obama. Egli ha acceso una fiammella di speranza nella "fiera urgenza del momento". Io credo che un´ondata di cambiamento si stia spostando attraverso l´America. Se non gireremo la testa, se oseremo mantenere la rotta verso i lidi dove alberga la speranza, insieme supereremo le divisioni del passato e troveremo il luogo nel quale costruire l´America del futuro.

E´ giunta l´ora di una nuova generazione di leader. È giunto il momento di Barack Obama.

 

(Traduzione di Anna Bissanti)

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