"Lettera alla mia terra" di Roberto Saviano

Saviano a Che tempo che fa: "Il silenzio è colpevole" 

il grido d'accusa dello scrittore dopo la strage di Castel Volturno "Davvero pensate che nulla di ciò che accade dipenda dal vostro impegno?"

Da un’intervista a Roberto Saviano rilasciata al giornale francese "Le Figaro"

… devo condurre due battaglie, l’una riguarda il mio modo di vivere che mi pesa sempre di più (sempre scortato, cambio domicilio ogni quattro-cinque giorni), l’altra morale, ancora più dura. La classe dirigente del sud d’Italia non mi sopporta più, non sopporta più il mio lavoro. Anche certi intellettuali italiani cercano di farmi passare per una sorta di "clown" antimafia.

Gomorra ha dimostrato che la letteratura ha ancora un ruolo da giocare, che può contribuire a cambiare le cose o perlomeno, la mentalità come ai tempi di Zola o di Dickens, anche se alcuni hanno tendenza a relegare la letteratura ai margini o a lamentarsi che nessuno li legga …

Credo che il successo di Gomorra abbia provocato le minacce di morte della mafia nei mie confronti. Dopo la pubblicazione di Gomorra, tutti hanno incominciato ad interessarsi della Camorra e ai rifiuti di Napoli e particolarmente a Casal di Principe.

I mafiosi e i loro alleati politici ed economici detestano il successo di questo libro che ha messo in luce i loro intrighi: odiano i miei lettori e avrebbero voluto che il libro passasse inosservato o ancor meglio che non fosse mai stato pubblicato.

Il mio successo mi ha condannato …

Ho pensato assai seriamente di andarmene dall’Italia ; come scrittore vorrei poter scrivere un nuovo libro magari che parli anche di un prigioniero che cerca la libertà. L’FBI mi ha assicurato che hanno dei programmi di protezione che consentono di vivere protetti senza essere tutti i giorni sotto scorta. Da quando ha ricevuto minacce, anche Orham Pamuk si è rifugiato là …

Penso che la mafia prospera dappertutto dove non c’è più Stato. Nel sud d’Italia lo Stato è assente o troppo debole per i clan mafiosi.

In Italia i capi delle organizzazioni criminali serie sono innanzitutto degli uomini d’affari che hanno incominciato a fare le loro fortune da più di trent’anni. Sono finiti i tempi di Totò Riina o di Provenzano, i capi della mafia siciliana, che erano dei contadini incolti, diventati mafiosi per sfuggire alla miseria. Oggi la maggior parte dei capi mafiosi sono figli di famiglie agiate, figli di medici, di avvocati, di grandi proprietari. Certo devono essere ancora degli specialisti del crimine per imporsi nella mafia militare ma sono soprattutto degli imprenditori senza etica che, a differenza di altri, non esitano ad uccidere per raggiungere i loro fini.

E’ forte la presenza di mafiosi non solamente nell’economia illegale (droga, armi, tratta illegale clandestini) ma anche nell’economia legale, nell’appalto dei lavori pubblici, nelle imprese di riciclaggio dei rifiuti.

Tutti gli avvocati dei capi mafiosi si sono riuniti in settembre a Santa Maria Capua a Vetere per protestare ed affermare che io delegittimavo il loro lavoro. Io rispetto i diritti di difesa.

I cittadini credono che questo dominio mafioso debba cessare, ma a livello politico è tutto come prima e sul territorio non è meglio. I soli che si sono ribellati alla Camorra sono degli immigrati nigeriani alcuni dei quali sono stati uccisi. Altrimenti si continua a vivere nella paura, che qui, a rigore è accettabile, poiché, io dico, la paura è nobile, è un sentimento umano. Ma quello che più è scandaloso è l’indifferenza o il diniego.

Una vita isolata come la mia dona soprattutto rancore. Diventa un inferno. Si perdono i propri amici, si deve fare una croce su tutta la vita di prima. Ho la solidarietà dei pensatori e dei lettori. La gente mi scrive, sono un po’ il paladino della loro collera. Ma io credo di essere cambiato e, al momento, non in meglio.  

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