il rischio industriale a Lissone

Publié le par La Redazione

Oltre all’iquinamento del Lambro non deve essere sottovalutata la presenza di industrie a rischio di incidente rilevante in Brianza. 

È un elenco in continuo movimento. Il prossimo aggiornamento da parte del ministero dell’Ambiente sarà ad aprile.
Oggi le industrie a rischio di incidente rilevante in Brianza sono ufficialmente 17, classificate secondo l’articolo 8 o l’articolo 6 in base ai quantitativi di sostanze pericolose stoccate. Dieci sono aziende chimiche: Herculese Italia di Busnago, Uquifa Italia (Agrate), Basf (Cesano Maderno), Icrom (Concorezzo), Chemetall Italia (Giussano), Dalton (Limbiate), Vefer e Chemical Resine (entrambe di Lissone), Sir Industriale (Macherio) e Acs Dobfar (Vimercate). Due producono gas: Sapio produzione idrogeno ossigeno (Caponago) e Sico (Cesano Maderno). Infine cinque aziende che si occupano di lavorazione dei metalli, galvanica, riciclaggio: Zincol Ossidi (Bellusco), Piomboleghe e Kofler (entrambe di Brugherio), Mingardi & Ferrara (Limbiate) e Formenti & Giovenzana (Veduggio con Colzano).

Nonostante i potenziali rischi esistenti, l’Amministrazione comunale di Lissone nella sua foga di cementificare la città, continua a rilasciare licenze edilizie anche nelle immediate vicinanze della ditta Vefer, azienda classificata ai sensi dei D.Lgs. 334/99 e L.R. 19/01 Regione Lombardia a Rischio di Incidente Rilevante di livello “alto”.

 

 

10 luglio 1976 ore 12.37: nello stabilimento chimico dell' ICMESA di Seveso una valvola di sicurezza del reattore A-101 esplose provocando la fuoriuscita di alcuni chili di diossina nebulizzata. Il vento disperse la nube tossica verso est, nella Brianza. Dopo 4 giorni dall'incidente iniziò la moria degli animali; morirono galline, uccelli, conigli. Le foglie degli alberi ingiallirono e caddero, gli alberi in breve tempo morirono come tutte le altre piante. Nell'area interessata vivevano circa 100.000 persone. E solo dopo pochi giorni si verificarono i primi casi d'intossicazione nella popolazione.

Secondo un dossier di Legambiente sul rischio industriale n Italia, a distanza di 33 anni dall’incidente dell’ICMESA, il rischio per la salute e la sicurezza dei cittadini e per l’ambiente rimane ancora alto.

Un quarto delle industrie a rischio d'incidente chimico presenti in Italia sono in Lombardia: 287 attività di cui 147 a rischioalto” (D.Lgs. 334/99 art. 8), e 140 a rischio “medio” (D.Lgs. 334/99 art. 6), così come viene indicato nella Direttiva Europea in materia di attività a rischio di incidente rilevante, la famosa direttiva Seveso (Art. 8 D.lgs 334/99). Novantadue di queste industrie sono in provincia di Milano, cinquanta in provincia di Bergamo e 46 in quella di Brescia. Sono tre milioni i cittadini lombardi che convivono tutti i giorni con un alto rischio di incidente.

Definizione del RIR (Rischio di Incidente Rilevante)

L’indicatore, che fornisce un quadro sintetico del rischio chimico connesso alla presenza di imprese produttive, si riferisce sia alla presenza di industrie soggette alla Direttiva Seveso, sia alla presenza di depositi di sostanze pericolose. Le aziende a Rischio di Incidente Rilevante, costituiscono una classe di attività produttiva limitata per dimensione ma caratterizzata da importanti potenziali impatti negativi sulla salute umana e sull’ambiente.

Questo potenziale di rischio è ovviamente più elevato se le aziende RIR sono localizzate in aree densamente popolate.

Il quadro di riferimento normativo è dato dalla direttiva Seveso 2, 96/82/CE “sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose”, attuata in Italia con il D.Lgs. 17 agosto 1999, n. 334.

Le aziende RIR gestiscono, sottoforma di materie prime, di prodotti, di sottoprodotti, di residui o di prodotti intermedi, sostanze pericolose in quantità uguali o superiori a quanto stabilito dal D.Lgs. 334/99. La presenza di queste sostanze pericolose può essere reale o prevista, oppure quella che si reputa possa essere generata in caso di perdita di controllo di un processo industriale.

(Fonte  RSA Intercomunale di Biassono, Lissone, Monza, Muggiò, Seregno)

Secondo il documento “Sistema Produttivo” di “AmicaBrianza” nei comuni di Biassono, Lissone, Monza, Muggiò, Seregno, la situazione è la seguente:

Nella carta topografica viene indicata la localizzazione sul territorio delle aziende RIR nei comuni del circondario di Monza:

Sul territorio del comune di Lissone operano due aziende, la Vefer e la Chemical Resine, che, in relazione all’uso di talune sostanze nel ciclo della loro produzione, rientrano nella categoria degli impianti a rischio, sono cioè classificate come aziende a Rischio di Incidente Rilevante ai sensi dei D.Lgs. 334/99 e L.R. 19/01 in Regione Lombardia, la prima a rischio “alto” (D.Lgs. 334/99 art. 8), la seconda a rischio “medio” (D.Lgs. 334/99 art. 6).






Adempimenti di legge per le aziende RIR art.8


 

Adempimenti di legge per le aziende RIR art.6
Essendoci
molte case ad una distanza di 50 metri dalla Vefer ed un complesso scolastico a 100 metri, la situazione di rischio può aumentare notevolmente soprattutto in caso di incendio a causa della presenza di materiale altamente tossico quale il TDI –Toluene Isocianato-, catalizzatore per la produzione di poliuretano (si veda l’intervento dell’Ing. Nicola Micele, Responsabile del Servizio di Prevenzione Incendi del Comando  Vigili del Fuoco della Provincia di Treviso dal titolo “Le implicazioni di prevenzione incendi connesse alla presenza di sostanze chimiche pericolose” – nel convegno organizzato dall’Unione Industriali di Treviso il 3 aprile 2007).

(Da notare che l’area verde che si vede nella foto dietro i camion è già stata in parte smantellata, abbattendo diversi alberi, per costruire nuove abitazioni) 
Inoltre nel sito dei Vigili del Fuoco si può leggere un articolo inerente un incendio scoppiato il 21 giugno 2008 che ha interessato una ditta classificata tra quelle a rischio d'incidente rilevante nel comune di Porcari in provincia di Lucca.

“Le operazioni di spegnimento sono state particolarmente complesse ed impegnative per i Vigili del fuoco di Lucca e delle province limitrofe di Firenze, Prato, Pisa e Pistoia. Le unità intervenute hanno contenuto le fiamme ed evitato che le stesse si propagassero agli altri capannoni della ditta ed ai silos di stoccaggio di materie prime (toluene di isocianato e polioli), limitando notevolmente sia i danni materiali che di inquinamento.

Le sostanze incendiate, circa 70 tonnellate di poliuretano espanso, hanno prodotto un denso fumo. A scopo precauzionale, il sindaco di Porcari ha emesso un'ordinanza di divieto di consumo di verdure e frutta per la durata di tre giorni, per un raggio di 1500 metri intorno alla ditta” e avendo “preso atto che tale evento ha di fatto reso più vulnerabile lo stabilimento dove accanto al fabbricato distrutto continuano a coesistere i silos di stoccaggio di materiale altamente tossico quale TDI –Toluene Isocianato” ha ordinato ”la sospensione in via cautelare, di ogni tipo di attività produttiva all’interno dell’area interessata della ditta” e “la messa in sicurezza del sito ivi comprese le attività di allontanamento delle sostanze e/o merci altamente pericolose e tali da rendere probabili il manifestarsi di nuovi eventi nocivi e dannosi per la salute dei cittadini”.

Nonostante i potenziali rischi esistenti, l’Amministrazione comunale di Lissone nella sua foga di cementificare la città, continua a rilasciare licenze edilizie anche nelle immediate vicinanze della ditta Vefer, azienda classificata ai sensi dei D.Lgs. 334/99 e L.R. 19/01 Regione Lombardia a Rischio di Incidente Rilevante di livello “alto”.

 

Publié dans ecologia

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